Concordato e accertamento: le nuove regole fiscali

Concordato e accertamento: le nuove regole fiscali


 


Approvato in Consiglio dei Ministri il decreto legislativo attuativo del concordato preventivo biennale  (CPB) nell’ambito della riforma fiscale. Nello stesso provvedimento, si attuano anche le nuove disposizioni nell’ambito dell’accertamento tributario.

Si tratta del quinto provvedimento attuativo della legge delega approvato dal Governo. Deve ora andare in Parlamento per i previsti pareri, per poi tornare in CdM per approvazione definitiva.

 

Come ha spiegato la premier Giorgia Meloni, è sostanzialmente «un accordo con lo Stato», sulla base di una proposta avanzata dall’Agenzia delle Entrate esclusivamente alle piccole Partite IVA che applicano gli ISA ed anche i contribuenti in regime forfettario, valevole per i successivi due anni fiscali.

 

Nello specifico, possono accedere i contribuenti di minori dimensioni, titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo, residenti nel territorio dello Stato.

Bisogna però vantare un indice di affidabilità fiscale elevato (voto 8), non presentare debiti con il Fisco superiori a 5mila euro, avere regolarmente presentato le ultime tre dichiarazioni dei redditi.

«E’ uno strumento che aumenta la collaborazione con il Fisco, e rappresenta la fiducia dello Stato verso i contribuenti, che vengono liberati dai controlli per i successivi due anni», sintetizza la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Proposta volontaria ma irreversibile
Il contribuente può decidere se aderire o meno: nel caso, si impegna a dichiarare nei due anni successivi l’importo concordato in base alla proposta del Fisco. Eventuali redditi superiori a quelli concordati saranno irrilevanti ai fini fiscali. E’ però vero anche il contrario: se il reddito è inferiore dovrà comunque pagare quanto concordato.

Trascorso il primo biennio di concordato, il Fisco può formulare una nuova proposta, alla quale il contribuente può decidere se aderire o meno.

 

Vantaggi


Il vantaggio è che non scattano controlli fiscali su chi aderisce a questa formula.
I soggetti che adottato il regime concordatario potranno anche godere di proroghe per i versamenti del 30 giugno in acconto e saldo.
Con la possibilità di pagare meno tasse nel caso in cui alla fine il fatturato cresca rispetto alle stime.


Svantaggi


L’adesione allo strumento è irreversibile: non si può aderire e poi uscire dal concordato nel caso in cui fiscalmente non risultati più conveniente. Il rischio è infatti quello che alla si paghino più tasse se i ricavi scendono.
Anche se il livello di imposizione è prefissato, il contribuente deve comunque dichiarare il reddito effettivo.
i contribuenti sono comunque tenuti agli obblighi contabili e dichiarativi e alla presentazione dei modelli ISA oppure agli obblighi previsti per i soggetti che aderiscono al regime forfettario.
Il concordato non riguarda l’IVA, che si paga normalmente.

 

Atti, provvedimenti, avvisi e comunicazioni (compresi quelli con notifica) potranno essere inviati per posta elettronica certificata. La nuova disciplina del domicilio digitale si estende a cartelle di pagamento, atti e comunicazioni dell’agente della riscossione.

 

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